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Jannik Sinner ha ufficialmente avviato la sua stagione 2025 con una convincente vittoria in Australia.
La prima uscita stagionale
Il tennista azzurro ha infatti giocato la sua prima partita dell’anno in un match esibizione contro l’australiano Alexei Popyrin, vincendo in due set.
Questa prima uscita ha mostrato una buona condizione fisica da parte di Sinner, che si prepara ad affrontare uno degli appuntamenti più importanti dell’anno: l’Australian Open, che prenderà il via il 12 gennaio.
Con una forma in crescita, il giovane talento altoatesino è tra i favoriti per il titolo, ma la sua stagione è segnata anche da una questione legale che potrebbe avere ripercussioni importanti sulla sua carriera.
Lo spettro del caso Clostebol
Infatti, mentre Sinner continua a brillare sul campo, fuori dal rettangolo di gioco dovrà affrontare la sentenza definitiva del Tas (Tribunale Arbitrale dello Sport) riguardo il caso di doping che lo ha coinvolto.
Il tennista italiano, infatti, è stato al centro di un’indagine per la presenza di Clostebol, una sostanza vietata, ma in un primo momento era stato assolto dall’International Tennis Integrity Agency (Itia).
Tuttavia, la Wada ha presentato ricorso contro questa decisione, e ora si attende la sentenza finale, che non arriverà prima di febbraio 2025. L’incertezza e l’ansia intorno alla vicenda continuano a crescere, alimentando il dibattito tra i giocatori, che si dividono sull’argomento.
Le dichiarazioni della CEO dell’Itia
Karen Moorhouse, CEO dell’Itia, ha recentemente parlato del caso in un’intervista, illustrando i rischi che Sinner potrebbe affrontare in caso di condanna. Secondo Moorhouse, se un atleta risulta positivo a una sostanza vietata, la sanzione di partenza è di quattro anni di squalifica.
Tuttavia, qualora l’atleta riesca a dimostrare che l’assunzione della sostanza non è stata intenzionale, la pena può essere ridotta a due anni. Nel caso in cui, invece, si riesca a provare l’assenza di colpa, non è prevista alcuna sanzione.
Il rischio squalifica
Nel caso di Sinner, se la sentenza dovesse essere sfavorevole, la sanzione minima, sulla base della richiesta avanzata dalla Wada, sarebbe di un anno di stop.
Moorhouse ha inoltre precisato che la pena per una sentenza che riconosca l’assenza di colpa o negligenza significativa potrebbe variare tra un semplice rimprovero e una squalifica di due anni, a seconda delle circostanze.
La situazione di Sinner, tuttavia, non è paragonabile a quella di altri tennisti, come Iga Świątek, che lo scorso anno fu squalificata dopo essere risultata positiva a un controllo anti-doping per trimetazidina, una sostanza vietata. Moorhouse ha sottolineato che, seppur le regole siano le stesse per tutti, ogni caso è unico e va trattato sulla base dei fatti specifici.
Tra il campo e le incognite legali
Con l’inizio dell’Australian Open alle porte, la speranza di Sinner è di poter concentrarsi esclusivamente sul suo gioco, ma la vicenda legale potrebbe gettare un’ombra sulla sua stagione.
La comunità tennistica continua a seguire con attenzione gli sviluppi del caso, mentre l’azzurro si prepara a una delle sfide più grandi della sua carriera, sia dentro che fuori dal campo.
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