Afghanistan dimenticato da tutti, i talebani proibiscono la TV, alle donne vietato anche parlare per strada

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E’ la storia di un Paese dimenticato dagli uomini, quantomeno dai governanti, da coloro che decidono da che parte stare e a chi rivolgere le proprie attenzioni. Quando gli Stati Uniti hanno deciso che in Afghanistan non conveniva più mantenere lo stato di democrazia che con l’intervento militare avevano contribuito a instaurare, il controllo del Paese è tornato nelle mani dei Talebani, con la promessa e la garanzia che avrebbero mantenuto le condizioni che l’esercito americano aveva introdotto. Una maniera subdola per gli uni di abbandonare il Paese, una opportunità per gli altri per rientrare in punta di piedi per poi man mano introdurre le leggi che l’integralismo islamico impone.
Fino al ritorno dei talebani alle donne era consentito studiare e lavorare, con il passare del tempo le donne hanno perso completamente la libertà, obbligate a circolare in silenzio, perchè la voce femminile deve essere considerata come qualcosa di intimo, e ad indossare il burqa, vietata per le più giovani la scuola, divieto di usare internet per tutti e da pochi giorni l’ultima stretta, il divieto di guardare immagini di viventi, che siano umani e animali nonchè chiusura della televisione e dei media. Un Paese abbandonato e lasciato in balia dell’integralismo religioso, nel quale sono vietate anche le arti marziali perché ritenute troppo violente e non conformi ai precetti islamici, bandita anche la riproduzione musicale.
Praticamente si è tornati al 1996, quando i talebani con il loro regime soffocavano il Paese, una dittatura durata fino al 2001 fino all’arrivo degli americani. In quei cinque anni di regime venne imposto il divieto di pubblicare immagini che ritraessero esseri viventi proprio come adesso, l’imposizione ha le sue radici in un principio religioso islamico denominato aniconismo. Un principio per cui creare e pubblicare immagini rende gli uomini degli idolatri , dei politeisti e l’idolatria secondo l’interpretazione più radicale della dottrina islamica costituisce il primo peccato dell’uomo, fu questo motivo a causare una delle perdite artistico-culturali più gravi del dopoguerra, la distruzione dei Buddha di Bamiyan del VI secolo.
Il disinteresse internazionale sta permettendo al governo talebano di rafforzare il proprio regime autoritario con politiche sempre più stringenti. Come se non bastasse, Paese sta attraversando una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni, l’economia è traballante, l’Afghanistan è prevalentemente zona di pastori, è agli ultimi posti per libertà di genere, la discriminazione delle donne e del genere femminile in generale è addirittura istituzionalizzata. L’attuale Guida Suprema ha predisposto un controllo capillare sulla popolazione civile contribuendo a limitare e danneggiare i diritti e le libertà fondamentali riconosciute dai trattati internazionali.
Come mai la comunità internazionale rimane sorda e cieca di fronte a un disastro umanitario del genere? Che fine hanno fatto i tanto auspicati diritti fondamentali e i diritti civili come quello di manifestare il pensiero, la libertà religiosa e quella civile? Due pesi e due misure che fanno davvero male.
Secondo quanto riportato da ISPI , un rapporto redatto da Unama, “nel periodo compreso tra il luglio del 2021 e il marzo del 2024, in Afghanistan sono stati registrati almeno 1.033 casi documentati di applicazione della forza e violazione delle libertà personali , con danni fisici e mentali, con un impatto discriminatorio sulle donne, contribuendo a creare un clima di paura nel Paese”…nient’altro da aggiungere…
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