Gattuso e la sfida Azzurra: “Famiglia” non basta più

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All’esordio come commissario tecnico dell’Italia, Gennaro Gattuso ha scelto il cuore prima della lavagna tattica. Nella sua prima conferenza stampa da ct, ha pronunciato più volte una parola: famiglia.
È il concetto che ha evocato per cercare di riportare unità, spirito di sacrificio e condivisione in un gruppo azzurro logorato dalle recenti delusioni sportive.
Una squadra, la Nazionale maschile, il cui prestigio è ai minimi storici, con due mancate qualificazioni ai Mondiali alle spalle e un cammino verso i Mondiali 2026 già in salita dopo la pesante sconfitta per 3-0 contro la Norvegia.
Gattuso ha evocato lo spirito vincente del 2006, di quella Nazionale che seppe diventare una cosa sola anche nei momenti più difficili. Ma oggi il contesto è radicalmente diverso.
L’Italia è smarrita, priva di certezze e con un morale vacillante. L’ex centrocampista ha parlato di “aiutarsi a vicenda” e del dovere di “dirsi le verità in faccia”, tracciando una linea netta tra il suo approccio umano e un’autorità freddamente gerarchica.
Eppure, per quanto Gattuso possa essere credibile nel ruolo di aggregatore emotivo, resta una domanda cruciale: è l’uomo giusto per risollevare una squadra che ha bisogno, prima di tutto, di risultati?
La sua carriera da allenatore, pur ricca di esperienze, non offre ancora prove di successo duraturo.
Dal Milan al Napoli, passando per esperienze brevi e tormentate a Valencia, Marsiglia e Hajduk Spalato, Gattuso ha spesso sfiorato i traguardi senza mai concretizzarli del tutto.
È vero, come lui stesso ha ricordato, che ha mancato la Champions per un punto sia con Milan sia con Napoli. Ma nel calcio, come in politica, la percezione conta quanto i numeri.
E la percezione è che la FIGC stia scommettendo più sulla nostalgia che sulla competenza comprovata.
Il retroscena della mancata nomina di Claudio Ranieri – primo contattato dalla Federazione – rafforza questa impressione.
Ranieri, reduce da un’ultima impresa con la Roma e simbolo di esperienza e pragmatismo, ha declinato per amore del suo club.
Gattuso è stato il piano B. E anche se accanto a lui siede Gigi Buffon, suo ex compagno e oggi figura centrale nello staff federale, l’impressione è che la scelta della FIGC sia stata più emotiva che strategica.
Il tempo per romanticismi, però, è finito. L’Italia ha bisogno di vittorie, a partire da settembre contro l’Estonia.
Un altro passo falso potrebbe significare addio alla qualificazione diretta, e con essa un terzo Mondiale consecutivo guardato da casa. A quel punto, la famiglia di Gattuso potrebbe rivelarsi solo un ricordo sbiadito.