Giulia Cecchettin, a un anno dalla morte una Fondazione che porta il suo nome

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Come si supera il dolore per la morte di una figlia? Gino Cecchettin, papà di Giulia, non lo ha superato, ma ha trovato il modo per conviverci senza lasciare che quel dolore dilaniante lo distrugga. Pensare a Giulia viva e a quanto di bello abbia portato nella sua vita. E’ questo che gli ha dato la forza di andare avanti e prodotto il risultato che le parole di Filippo Turetta, omicida di Giulia, durante il processo non gli abbiano fatto male più del dovuto.
L’11 novembre 2023, l’omicidio di Giulia, a pochi giorni da quello di un’altra Giulia, Tramontano, ha fatto in modo che il medesimo fosse assunto a simbolo ultimo del femminicidio, al punto di non ritorno dall’orrore della possessione che porta ad uccidere. Purtroppo a distanza di un anno, nonostante la morte di Giulia, nonostante le tante parole, nulla è cambiato, anzi le donne muoiono con una sequenza inarrestabile, rimane solo la promessa ipocrita che non debba accadere mai più.
Nessuna tutela per le donne, nessuno strumento valido da parte delle Istituzioni per prevenire o contrastare la violenza di genere, braccialetti elettronici che non funzionano e provvedimenti restrittivi che arrivano, se arrivano, senza che portino reali benefici a chi è sottoposto a violenza. Gino Cecchettin, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che Fa, è partito dalle basi, provare a prevenire dato che, fatti alla mano, curare è difficile a farsi. Il papà di Giulia ha fondato una associazione che porta il nome della figlia e ha come mission quella di fare educazione all’affettività nelle scuole.
“Abbiamo lavorato tanto, in modo assiduo– ha detto Gino Cecchettin- adesso la presenteremo a Montecitorio il 18 novembre. Un progetto nel quale ho cercato di portare il bello di Giulia. Una delle missioni della Fondazione è di portare avanti il nome di Giulia e il suo modo di vedere la vita. Lei era una ragazza che amava vivere, era buona ed altruista, e su questa linea vorremmo continuare”
Cecchettin vorrebbe entrare nelle scuole per spiegare la bellezza dell’amore :
“Dovremmo insegnare alla bellezza dell’amore, ecco, questo è in sintesi. Che, tradotto, significa far capire agli studenti che amare è molto meglio che odiare. Faremo dei piani didattici, che i membri del comitato tecnico, tutti professori universitari, psicologi, pedagogisti elaboreranno, per una proposta che porteremo nelle scuole”
Un progetto che ha la velleità di istituire un’ora settimanale obbligatoria di educazione all’affettività nelle scuole. Cominciare da piccoli a vedere nell’altro una persona e non un oggetto di proprietà, eliminare la tossicità attraverso la consapevolezza di due singole identità pensanti in un rapporto, entrambi consapevoli della libertà reciproca. Amore come unione e non come possesso. Il messaggio di Gino alla fine dell’intervista è stato di quelli spiazzanti, ancora più incisivo se pronunciato da un padre che ha perso una figlia improvvisamente e in maniera devastante :
“Siamo genitori per sempre, fino all’ultimo dei nostri giorni, quindi io sarò sempre il papà di Giulia”.
Nell’anniversario del femminicidio, la sorella Elena ha pubblicato su Instagram una foto di loro bambine e un messaggio della sorella Giulia
“Tranqui, sono sempre qui per te”.
Un messaggio che facciamo nostro, Giulia è qui per tutti, per dire basta, la figlia, la sorella, l’amica di tutti, l’esempio di chi ha provato a dire basta ed è rimasta uccisa. Il papà ieri ha detto che dall’amore possono nascere tante cose, parole forti e dette in un modo tale da smuovere anche l’anima di coloro che sono disincantati e che forse all’amore ci credono poco. Sposiamo in pieno l’iniziativa di Gino Cecchettin, a distanza di un anno, si può provare a costruire qualcosa di grande, questa volta facciamo in modo che non restino solo parole.
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