
Una premessa fondamentale: i Linkin Park esistevano già prima dell’arrivo di Chester Bennington: ricordo ancora un’intervista in cui Mike Shinoda, fondatore della band, raccontava di come lui e gli altri membri (Brad Delson, Phoenix e Joe Hahn) erano rimasti folgorati dalla sua performance durante i provini per la ricerca di un lead vocalist.
Xero prima, Hybrid Theory poi, fu proprio Chester a dare nome e successo alla band.
Tra i gruppi simbolo del Nu Metal, insieme a Korn, Deftones e Limp Bizkit, i Linkin Park sono forse quelli diventati più famosi grazie a Hybrid Theory, il loro album di debutto, datato 2000, che ha venduto oltre 30 milioni di copie
Oltre alla sinergia vocale tra Shinoda nel rapping, e Chester nelle parti “cantate” era soprattutto il mood a colpire.
Chester Bennington cantava i suoi demoni con autenticità e per questo era diventato il portavoce di chi, come lui, quei mostri li combatteva:
“È facile perdersi nelle cose – pensando “povero, povero me”, ed è da questo che provengono canzoni come Crawling: non posso sopportare me stesso. Ma questa canzone tratta del prendersi le responsabilità delle proprie azioni. Tratta di come io stesso sono il motivo di ciò che provo. C’è qualcosa dentro di me che mi indebolisce.”
Greatest Hits, concerti in memoria, un singolo con Bennington pubblicato postumo, Lost, brano realizzato durante le sessioni di registrazione del secondo album Meteora ma rimasto inedito fino a quel momento: tutto riportava a Chester.
Poi, pochi giorni fa, sull’account ufficiale del gruppo compare un countdown che ha incuriosito i fan: cosa avrebbero annunciato?
La risposta è arrivata due giorni fa: al gruppo si uniscono il batterista Colin Brittain, che va a sostituire Rob Bourdon e una nuova cantante, Emily Armstrong, finora frontwoman della rockband Dead Sara.