Mohamed Gaaloul, 30 anni per il delitto di Alice Neri

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È una condanna pesante e attesa quella inflitta a Mohamed Gaaloul, trentenne tunisino, giudicato colpevole del brutale omicidio di Alice Neri, giovane madre di Ravarino.
La Corte d’Assise di Modena, presieduta dal giudice Ester Russo, ha emesso oggi la sentenza definitiva che commina a Gaaloul 30 anni di reclusione, oltre alla libertà vigilata per cinque anni e al pagamento delle ingenti spese processuali.
La tragedia risale alla notte tra il 17 e il 18 novembre 2022, quando Alice, 32 anni, uscì per un aperitivo.
Aveva detto al marito di essere con un’amica, ma in realtà era con un collega. Dopo aver trascorso la serata in un locale di Concordia sulla Secchia, i due si separarono.
Poco dopo, Alice incontrò casualmente Gaaloul fuori dal bar. Secondo la ricostruzione della Procura, l’uomo salì sulla sua auto e, in un contesto ancora poco chiaro, la uccise con sette coltellate, occultò il corpo nel bagagliaio e diede fuoco alla vettura usando una tanica di olio esausto.
Il corpo carbonizzato fu ritrovato il giorno seguente in una zona isolata di Fossa di Concordia.
Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dai pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara, portarono alla scoperta del DNA di Gaaloul sulla tanica usata per appiccare l’incendio. Fondamentale anche un video che lo riprendeva vicino all’auto di Alice nelle ore precedenti al delitto.
Dopo il crimine, Gaaloul fuggì in Francia, dove fu arrestato l’8 dicembre 2022 e successivamente estradato in Italia. Durante tutto il processo, ha sempre negato ogni responsabilità.
Il caso scosse profondamente l’opinione pubblica, mobilitando forze investigative e comunità locali. La ricostruzione degli inquirenti ha portato a sostenere, con prove giudicate “oltre ogni ragionevole dubbio”, la responsabilità penale di Gaaloul.
Oltre alla pena detentiva, l’imputato è stato condannato al risarcimento economico verso i familiari della vittima: un milione di euro alla figlia, 600.000 euro alla madre Patrizia Montorsi, e 200.000 euro al fratello Matteo Marzoli.
Riconosciuto anche il danno morale a favore delle associazioni UDI e Casa delle Donne, ciascuna destinataria di 10.000 euro.
Durante la lettura della sentenza, Mohamed Gaaloul ha ribadito la propria innocenza, dichiarando: “Io sono innocente.”
Il suo legale, Roberto Ghini, ha annunciato l’intenzione di impugnare la decisione: “Il mio assistito è sereno. Le sentenze della Corte d’Assise spesso vengono ribaltate. Questa, da un punto di vista razionale, non può stare in piedi.”
Commozione e applausi hanno seguito la decisione nell’aula del tribunale. La madre di Alice ha dichiarato con dolore: “Io sono l’unica che esce perdente da tutto.” Il fratello Matteo ha aggiunto: “Non la chiamo giustizia, giustizia sarebbe avere qua mia sorella.”
Soddisfatti invece gli avvocati delle parti civili, Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini, che hanno lodato il lavoro investigativo dei carabinieri e della Procura.
Hanno inoltre espresso disappunto per la “vittimizzazione secondaria” subita da Alice durante il processo, ribadendo con forza: “Era una ragazza eccezionale e ha lasciato tracce di sé in tutti quanti.”
Il caso ha lasciato un’impronta profonda sul territorio modenese, sollevando ancora una volta l’urgente tema della violenza di genere e della tutela della dignità delle vittime nei processi penali. Il prossimo capitolo si giocherà in appello, dove la difesa tenterà di ribaltare il verdetto.