
Mare Fuori ha insegnato alle giovani generazioni ad avere un quadro distorto della realtà delle carceri, un sistema di recupero dei minori che in Italia non esiste e che invece di fare uscire individui migliori da inserire nella società, provoca ulteriore disagio e nella stragrande maggioranza dei casi come risultato ha quello che chi esce da un periodo di detenzione ricominci a delinquere.
Negli IPM, Istituti Penali per Minori, la situazione carceraria è simile a quella delle carceri degli adulti, sovraffollamento e mancanza di supporti per il recupero e il reinserimento dei detenuti. La rivolta del carcere minorili Ferrante Aporti di Torino è figlia di un sistema carcerario non più controllabile. Celle vecchie e vetuste, servizi igienici non in ambienti separati ma accanto ai letti, strutture come quella sabauda concepite per ospitare 42 detenuti, ma che in realtà ne contengono 60. Situazione insostenibile fatta presente anche dagli stessi operatori carcerari che da tempo fanno presente alle Istituzioni la situazione al collasso. Questo è quanto scrive Leo Beneduci, segretario dell’OSAPP, sindacato di polizia penitenziaria :
“Non senza preoccupazione e inquietudine continuiamo ad assistere ai vari palliativi posti in essere dal dipartimento per la Giustizia minorile per affrontare in qualche modo le gravissime condizioni che sono presenti negli istituti penali per minori sul territorio nazionale. Se il dipartimento avesse prestato attenzione ai molteplici segnali di allarme che il sindacato aveva lanciato, non si sarebbero verificate situazioni come quelle del Ferrante Aporti”
Nella rivolta nel carcere di Torino c’è la sconfitta dello Stato, celle devastate e agenti aggrediti nonchè video su TikTok della rivolta pubblicati grazie a un telefonino introdotto nella struttura irregolarmente e accolto sui social con “entusiasmo” da giovanissimi che hanno apprezzato il gesto. Il messaggio che dovrebbe passare è che di carcere in Italia si muore, gli oltre 50 suicidi dall’inizio dell’anno sono un triste campanello d’allarme di una Istituzione che ha perso completamente il ruolo di rieducazione e recupero.
E mentre qualche tuttologo sui social scrive che il carcere non è un hotel a 5 stelle, chi dovrebbe risolvere il problema si occupa sugli stessi social di fare propaganda politica improvvisandosi esperto di genetica. Gli Istituti di pena privati del loro compito rieducativo sono diventate polveriere dove la dignità umana è calpestata ogni giorno, è questa la realtà e non è un film.
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