Serena Mollicone, la Procura chiede di riaprire il caso “Assoluzione per i Mottola inammissibile”

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La Procura Generale di Roma ha ritenuto inammissibile, la sentenza d’Appello in cui il 12 luglio scorso è stata confermata l’assoluzione per Franco Mottola, comandante della caserma di Arce all’epoca dei fatti, sua moglie Anna Maria e il figlio Marco, imputati per l’omicidio di Serena Mollicone, uno dei delitti irrisolti della giustizia italiana
La studentessa fu trovata morta in un boschetto nel frusinate, due giorni dopo la denuncia della sua scomparsa, avvenuta l’1 giugno del 2001. Gli imputati, assolti anche in primo grado, si erano detti molto soddisfatti per la conferma della sentenza, ribadendo ancora una volta la propria estraneità ai fatti.
Nel ricorso i magistrati della Corte d’Appello hanno specificato:
“Consapevoli che ci si trova in presenza di una cosiddetta “doppia conforme” sentenza di assoluzione. Qui si vuole, potendolo fare, censurare la decisione liberatoria perché il giudice di Appello è incorso non tanto e non solo in evidenti carenze motivazionali, ma, di più, ha reso una motivazione solo apparente per non aver espresso un ragionamento intrinsecamente coerente e una valutazione argomentata degli elementi di prova (compresi quelli, nuovi, emersi in secondo grado) e per non avere esaminato le argomentazioni contrarie avanzate dalla procura generale sostenendone, eventualmente, l’infondatezza, l’indifferenza o la superfluità”
Nel ricorso i magistrati hanno sottolineato anche che il giudice di Appello pur avendo riconosciuto i nuovi elementi sopraggiunti nel dibattimento, ne ha neutralizzato la rilevanza senza una spiegazione :
“La mancanza di valutazione degli argomenti portati dall’accusa e, in alcuni casi, la mancanza di valutazione tout court. Risulta evidente ove si consideri che il giudice, pur riconoscendo la valenza accusatoria degli elementi, non solo dichiarativi, acquisiti in atti, ne ha neutralizzato la rilevanza senza una spiegazione logica e comprensibile, limitandosi a considerazioni meramente assertive, senza valorizzazione di ipotesi alternative concretamente sostenibili”
L’1 giugno 2001 Serena Mollicone, 18enne di Arce, nel Frusinate, sparisce nel nulla. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, senza vita, in un bosco della zona con mani, piedi e bocca legati. Avrebbe dovuto sostenere la maturità di lì a poco. Anni di indagini non hanno portato a nulla. Prima venne accusato dell’omicidio un carrozziere che aveva dichiarato di averla vista, il giorno dell’omicidio, litigare con un ragazzo, ma le indagini palesarono la sua innocenza.
Nel 2008, un carabiniere di Arce si suicidò: pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001, Serena Mollicone era entrata in caserma, ma non ne era mai uscita. Gli inquirenti hanno da sempre sostenuto che Serena sia stata uccisa nella caserma dopo un litigio con il figlio del maresciallo dei tempi, Marco Mottola, che la ragazza voleva denunciare per spaccio di droga. Il giovane l’avrebbe colpita, la ragazza sarebbe svenuta, poi è stata legata mani e piedi e Mottola in collaborazione con i genitori, Franco e Anna Maria, si sarebbe sbarazzato del corpo. Due sentenze hanno finora assolto i Mottola per insufficienza di prove.
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