Springsteen infiamma l’Europa: rock, rabbia e speranza

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Quando Bruce Springsteen sale sul palco per la serata d’apertura del suo tour europeo, lo fa con il cuore colmo di passione e parole pesanti da pronunciare.
Prima ancora di intonare una nota, il Boss si rivolge al pubblico con una dichiarazione carica di significato: “La potente E Street Band è qui stasera per invocare il potere virtuoso dell’arte, della musica, del rock’n’roll in tempi pericolosi”.
Poi, senza mezzi termini, aggiunge: “L’America che amo è attualmente nelle mani di un’amministrazione corrotta, incompetente e traditrice”. È l’inizio di una serata in cui la musica diventa grido, rifugio e resistenza.
A rompere il silenzio è una versione ruggente e travolgente di Land of Hope and Dreams. Gli archi si scagliano verso il cielo, gli ottoni si librano e Springsteen canta con tutta l’anima, come se volesse onorare la memoria dell’amico e compagno di band Clarence Clemons, al quale dedicò la canzone sul letto di morte.
È una dichiarazione d’intenti: dolore, rabbia, ma anche fede incrollabile nella forza salvifica della musica.
Segue una Death to My Hometown carica di veleno e furore, interpretata con una pungenza che fissa il tono della serata: una celebrazione dell’unità e una denuncia contro le ingiustizie.
Ma non è solo politica: è amore per la verità, per il popolo e per l’ideale di una nazione più giusta.
La E Street Band è un’autentica macchina da guerra rock, precisa ma sempre vibrante, con quell’energia fluida che la fa sembrare spontanea anche nella perfezione.
Darkness on the Edge of Town scivola via con un groove quasi ipnotico, mentre The Promised Land arriva al cuore con tutta la sua potenza emotiva.
E poi c’è la malinconia, la perdita, la memoria. Springsteen piange le libertà cancellate, lo spirito corroso dell’America.
Eppure, anche nei momenti più tesi, la speranza non si spegne. In Wrecking Ball, quando canta “Hard Times Come and Hard Times Go”, sembra voler scolpire un mantra collettivo nella coscienza del pubblico.
Il gran finale è una cavalcata gioiosa: Badlands, Thunder Road, Born to Run e Dancing in the Dark fanno esplodere la folla in un’esaltazione condivisa.
Ma è con Chimes of Freedom, l’omaggio ardente e commosso a Bob Dylan, che il Boss chiude la serata con un messaggio chiaro: anche nel buio più profondo, la libertà può ancora risuonare.
Bruce Springsteen non offre solo un concerto. Offre una visione, un appello, una scintilla. Con dolore e passione, ricorda che anche tra le macerie c’è spazio per la speranza. E che il rock, ancora una volta, può essere una preghiera collettiva.