U2: “Gaza è il nostro specchio. Non possiamo più ignorarlo”

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In una profonda presa di posizione politica, i quattro membri degli U2 – Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. – hanno rotto il silenzio domenica 10 agosto, rilasciando dichiarazioni individuali e un comunicato congiunto sul conflitto in corso tra Israele e Hamas.
La band, da sempre attenta alle questioni umanitarie e sociali, ha definito l’attuale crisi in Medio Oriente come “un territorio inesplorato” di sofferenza, disperazione e fallimenti morali.
“Non siamo esperti di politica regionale”, hanno premesso, “ma vogliamo che il nostro pubblico sappia dove ci troviamo.”
Il messaggio degli U2 è chiaro: non si può più restare in silenzio di fronte a ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza, dove – secondo i dati del Ministero della Salute locale – oltre 61.000 palestinesi sono stati uccisi in quasi due anni di guerra.
Bono: tra etica, spiritualità e memoria storica
Il cantante Bono, noto per il suo attivismo globale, ha spiegato che ha spesso evitato di parlare della politica del Medio Oriente per rispetto alla complessità del conflitto.
Tuttavia, le immagini dei bambini affamati a Gaza lo hanno costretto a rompere la sua riservatezza: “Quando la perdita di vite non combattenti appare così calcolata, soprattutto quella dei bambini, allora ‘male’ non è un aggettivo esagerato.”
Con forti riferimenti alla sua esperienza in Etiopia negli anni ’80, Bono ha paragonato la situazione a Gaza a una carestia provocata dall’uomo.
Ha criticato con durezza sia Hamas che il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, definendo “malvagio” l’attacco del 7 ottobre 2023, ma condannando anche la risposta militare israeliana: “Sappiamo che Hamas sta usando la fame come arma in guerra, ma ora lo sta facendo anche Israele.”
The Edge: domande scomode a Netanyahu
Il chitarrista The Edge ha espresso sgomento per la devastazione a Gaza, ponendo tre domande dirette al primo ministro israeliano: è possibile perpetrare una simile distruzione senza accumulare vergogna? La volontà di sostituire la popolazione palestinese non equivale forse a una pulizia etnica? Se la soluzione dei due stati è rifiutata, qual è allora l’alternativa?
Rifacendosi all’esperienza irlandese dei Troubles, Edge ha sottolineato come la pace sia possibile solo riconoscendo la dignità e i diritti dell’altro. “Non può esserci pace senza giustizia. Nessuna riconciliazione senza riconoscimento”, ha scritto.
Clayton e Mullen Jr.: “Vendetta contro civili”
Il bassista Adam Clayton ha descritto la situazione a Gaza come una “vendetta contro una popolazione civile” non responsabile delle azioni di Hamas. Ha avvertito che un’eventuale colonizzazione del territorio cancellerebbe ogni possibilità di pace duratura.
Anche il batterista Larry Mullen Jr. ha espresso dolore per le vittime israeliane, ma ha criticato con fermezza la “decimazione indiscriminata” di Gaza, affermando che “far morire di fame civili innocenti come arma di guerra è disumano e criminale.”
Ha esortato la società israeliana a non restare indifferente, sottolineando che il potere di cambiare la situazione è nelle mani del governo.
Un appello per la pace e la coesistenza
Gli U2 hanno ribadito il loro sostegno alla soluzione dei due stati, al diritto di Israele di esistere in sicurezza e alla legittima aspirazione del popolo palestinese a un proprio Stato.
Hanno chiesto un immediato cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e l’accesso umanitario completo a Gaza, annunciando il loro sostegno alla ONG Medical Aid for Palestinians.
In un mondo sempre più diviso, la band irlandese ha scelto di alzare la voce per la giustizia, la dignità e la vita umana.
La loro dichiarazione, carica di dolore e consapevolezza storica, è un richiamo all’umanità e alla responsabilità morale di fronte a una tragedia che non può più essere ignorata.