Boccia-Sangiuliano, oltre la relazione extraconiugale la consapevolezza di un Paese ipocrita e maschilista

La consapevolezza è quel sentimento che ci mette un pò di tempo a maturare perchè ha bisogno di ergersi su basi solide, di penetrare e farsi largo e quando tale consapevolezza porta con sè conferme negative, prenderne atto è doloroso, soprattutto quando la via d’uscita è tortuosa e piena di ostacoli. Il caso Boccia-Sangiuliano, a parte la strumentalizzazione politica e le tinte ironiche che ha portato con sè, ha sancito la conferma di un Paese profondamente ipocrita e maschilista, pronto a girare la frittata a seconda delle occasioni. Si è avuta la conferma che in Italia nel 2024, un marito fedifrago ha sempre ragione ed è sempre lui la “vittima” della donna, descritta come “arrampicatrice”, “bugiarda”, “arrivista”.
Maria Rosaria Boccia indubbiamente qualche errore lo avrà commesso, ma ha tenuto la sua linea fino alla fine, proprio in virtù di quella dignità femminile che molte di quelle donne che la hanno giudicata senza conoscerla non hanno avuto. La Boccia ha rivendicato il rispetto da parte di un uomo, che come succede spesso si è tirato indietro quando è arrivato il momento di assumersi le proprie responsabilità. Un uomo che è andato in prima serata televisiva arrampicandosi sugli specchi per rivendicare la propria trasparenza e per sottolineare quanto la moglie sia la donna più importante della sua vita, quella stessa moglie che non ha esitato a tradire e a mettere in imbarazzo davanti a tutta Italia.
Per gli italiani un uomo del genere non è nè uno che scappa di fronte alle proprie responsabilità tantomeno un ipocrita, ma una povera vittima di una donna senza scrupoli, donna da umiliare sui social e etichettare con i peggiori epiteti possibili. Chissà quante tra queste donne che non hanno esitato ad infangare la Boccia, sono strenue difenditrici della libertà e dell’indipendenza femminile, chissà quante di loro ogni 25 novembre si prodigano nel pubblicare le scarpette rosse contro la violenza di genere o l’8 marzo a gridare contro il patriarcato e il maschilismo, un perbenismo di facciata venuto meno davanti a un uomo che non si è assunto le proprie responsabilità. La difesa di un ministro fedifrago che scappa e cerca di salvare il salvabile, non fa bene alle donne che si sono schierate dalla sua parte, rappresenta l’accettazione implicita del tradimento e della mancanza di rispetto.
Il caso Boccia-Sangiuliano ci ha messi di fronte alla triste realtà di un Paese che fa finta di essere maturo, che finge di guardare avanti, ma invece è culturalmente arretrato, un Paese in cui si tende a sminuire la figura femminile e in cui non si esita a condannare a etichettare le donne. Si è tanto parlato di gossip, ma si è andati oltre il gossip, questa vicenda ha palesato la vera identità culturale di una nazione, una vicenda che ha messo l’Italia davanti a uno specchio in cui non ci si vuole specchiare perchè si finge di essere diversi, ma mentre dentro casa si riesce in parte a simulare all’estero fa apparire tutto nella sua estrema crudezza e realtà e davanti a una arretratezza culturale o ci si sbriga a crescere o si rischia di rimanere definitivamente accantonati.
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