Alessandro Cattelan e Giulia Stabile, social senza filtri

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Nel mondo iperconnesso dei social, dove ogni opinione può diventare virale e ogni parola può essere fraintesa, Alessandro Cattelan e Giulia Stabile ci portano una riflessione sincera e senza filtri sul tema dell’autenticità e della tossicità online.
È questo uno dei temi toccati nella recente puntata del podcast Supernova di Alessandro Cattelan, che ha ospitato la ballerina e conduttrice Giulia Stabile. Il dialogo, ironico ma estremamente lucido, è diventato una riflessione a tutto tondo sul clima tossico che spesso si respira su piattaforme come X.
Secondo Cattelan e Stabile, X si distingue dagli altri social per un particolare tipo di “cattiveria”: una cattiveria che finge di essere intelligenza.
Non si tratta solo di attacchi gratuiti o commenti volgari, come può avvenire su Facebook, dove il livore è più istintivo e “popolare”.
Su X, invece, la cattiveria è pensata, costruita, travestita da ironia tagliente o pensiero brillante. È come se gli utenti, nel criticare, cercassero più di dimostrare quanto sono intelligenti piuttosto che comunicare davvero qualcosa.
Stabile racconta il suo rapporto complicato con questa dinamica: inizialmente presente sulla piattaforma, si è ritrovata progressivamente bloccata dalla paura del giudizio.
Il timore di essere criticata per qualsiasi cosa – un gesto, una foto, una frase – l’ha portata a censurarsi, a rinunciare a mostrarsi per quello che è. Una spirale silenziosa che alla fine ha avuto un’unica soluzione possibile: cancellare il profilo.
Cattelan, dal canto suo, descrive un’esperienza simile.
Dopo aver provato a “dire la sua”, ha capito quanto fosse inutile – e pericoloso – esporsi in un luogo dove nessuno ti ha davvero chiesto un’opinione.
Il meccanismo del tweet è spesso ingannevole: sembra una forma di libertà, ma in realtà può diventare una trappola. E quando il backlash arriva, è spesso sproporzionato rispetto all’importanza di ciò che si è detto.
Il paradosso è che in questa arena digitale, l’odio può diventare persino una strategia comunicativa.
Alcuni utenti – spesso anonimi – scrivono per il gusto di provocare, cercando reazioni, insulti, visibilità. “Trittentatori”, li definisce con ironia Cattelan.
È un sistema che regge solo se si resta nell’anonimato. Ma quando si ha un volto, un nome, una carriera pubblica, gli attacchi colpiscono più a fondo, toccano il fisico, il carattere, l’intimità.
Eppure, anche in questo mare di veleno, Giulia trova spazio per un sorriso: l’unico insulto che la diverte riguarda le sue sopracciglia, che disegna “sparate all’insù” con orgoglio. “Quando le criticano – dice – mi rassicuro: almeno si notano!”
In fondo, il messaggio è chiaro: difendersi non è debolezza, ma consapevolezza. Disconnettersi può essere l’atto più sano per ritrovare autenticità. Perché a volte, il modo migliore per non farsi schiacciare dal rumore… è semplicemente non ascoltarlo più.