Caso Andrea Pinna, le vendite on line, la merce mai arrivata o non originale, lui introvabile

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Quella di Andrea Pinna è una delle tante storie di vendite on line o telefoniche, di quelle in cui si promettono capi lussuosissimi o brand costosissimi a prezzi così accessibili da solleticare i desideri di chi sa che certe cose difficilmente potrà permettersele. Una storia che oltre al mistero di una sparizione e la rabbia di tante persone ritrovatesi depauperate degli acconti o con in mano capi non originali, va ad incrociare vecchie storie di salute mentale, di cui il Pinna ha sofferto, ma da cui è fortunatamente riuscito ad uscire.
Ma andiamo con ordine, la storia di Andrea Pinna è stata portata alla luce dapprima da MowMag a firma Grazia Sambruna poi da Gabriele Parpiglia nella sua newsletter e infine ripresa dalla stessa Sambruna, questa volta ne “L’inopportuna” la newsletter in cui parla agli iscritti di spettacolo costume e società. E’ stata la stessa giornalista ad entrare ancor più nel dettaglio della vicenda perché, come lei stessa scrive: “nessuno si prende la responsabilità di approfondire la vicenda”.
“Sono Grazia Sambruna, la megera che ha scritto del ‘Caso Pinna’, che si starebbe ‘accanendo’ sull’ex influencer ‘rinato a nuova vita’ dopo una diagnosi di disturbo bipolare raccontata pubblicamente due anni orsono tramite un video rimbalzato su ogni testata online” così esordisce Sambruna, per poi affondare il colpo e scoperchiare la pentola sull’ipocrisia che spesso avvolge e travolge il mondo dei media: “E se ve ne sto parlando qui, rispolverando la mia umile newsletter gratuita, è perché nessuno si prende la responsabilità di approfondire la vicenda, né me ne dà spazio. La salute mentale, si sa, è trend. E le belle storie di rinascita piacciono a tutti, di più, fanno views, hype, monte click”.
“Raccontarne i lati oscuri o quantomeno ambigui, invece – continua la giornalista- regala il patentino di ‘brutte persone’, avvoltoi che se la prendono, senza motivo, con una povera anima in pena. Su questo, ve lo assicuro, torneremo un’altra volta. Intanto, due anni fa, la viralità raggiunta da quell’inaspettato ‘coming out’ fu mastodontica. Il nostro ne trasse un libro, ospitate a vari podcast (perfino ‘One More Time’!) e programmi tv… In due parole: tornò ‘famoso”
Andrea Pinna: dalle spese folli a Milano al garage dei genitori in Sardegna
Da qui il racconto sulla vicenda di Andrea Pinna, passato dallo sfarzo e le spese folli della Milano da bere, al mare bellissimo seppur defilato della natia Sardegna, non proprio lo stile di vita che aveva fino ad allora condotto, non più la Milano del lusso e della moda ma un garage a Quartu Sant’Elena, quello dei genitori. Da qui nonostante allora si definisse “pieno di debiti” e reduce da un passato di eccessi condito da abuso di sostanze e diversi TSO per tentati suicidi, il nostro non si è perso d’animo mettendo in piedi tramite il suo seguitissimo profilo Instagram, una attività di commercio di beni di lusso, dagli accessori di moda agli arredamenti chic, a prezzi irrisori rispetto a quelli di mercato. Una attività che a suo dire lo portava a lavorare instancabilmente costringendolo ad andare al bagno col telefono per non deludere cliente alcuno.
Sambruna non lo ha conosciuto direttamente, ma ha avuto modo di parlare con chi è caduto nella sua rete, a questo proposito in tanti mesi ha raccolto vocali, chat e video da lui stesso pubblicati. Materiale che le è stato inviato da 45 donne tra i 30 e 60 anni che fanno parte del gruppo Whatsapp “Oche Spennate”, una chat che conta 275 membri, probabilmente tutti con qualche conto in sospeso con Pinna. Sambruna ha sottolineato che di gruppi del genere da lui gestiti ce ne sono tantissimi, anche su Telegram.
“Infiniti gruppi – ha spiegato la giornalista- in cui Pinna smerciava proponendo grandi affari, acquisti di accessori (e pure arredamenti) luxury a prezzi stracciati rispetto al valore di mercato. Con garanzia ‘Soddisfatti o Rimborsati per cui nessuno rischia di essere fregato’” Gruppi nei quali, continua Sambruna, Pinna precisava di non essere un venditore, ma un mediatore: “Tutto scritto nero su fucsia, in diverse chat di fronte a una platea di 2mila possibili acquirenti”.
A fronte di tutto ciò, molte signore del gruppo de “Le Oche Spennate”, si sono rivolte a Sambruna lamentando di aver comprato da Pinna beni di lusso poi rivelatisi imitazioni se non addirittura patacche contraffatte. La giornalista in un precedente articolo a sua firma su MowMag ha riportato le proteste e i reclami di coloro che hanno dato fiducia a Pinna, inviandogli denaro, quasi sempre mai restituito e che da mesi attendono di essere rimborsati perché non soddisfatti della merce ricevuta o perché non è stato consegnato loro nulla di quanto pagato.
Dal 18 luglio Andrea Pinna è introvabile
Sambruna scrive che dal 18 luglio Andrea Pinna risulta irreperibile, i numeri di telefono con i quali era in contatto coni gruppi e con i clienti risultano inattivi o squillano a vuoto. Nessuno sa dove sia e anche i vicini di casa non lo vedono da diverso tempo. Ultimo incontro testimoniato e documentato da una foto, quello con una cliente alla quale ha consegnato personalmente una borsa Louis Vuitton, rivelatasi falsa dopo gli opportuni controlli.
La giornalista precisa che la cliente abbia scoperto si trattasse di un fake in quanto dopo aver letto i commenti negativi su Pinna, la ha fatta vagliare da una app che si occupa di certificazioni di beni di lusso, risultato:” Inconsistent”.
Sambruna dai documenti e testimonianze in suo possesso, ha constato che Pinna non si faceva pagare direttamente, ma faceva inviare denaro a suoi presunti collaboratori: “Uno, tale Eugenio Piras – scrive Sambruna – vanta curiosa omonimia col personaggio di un romanzo che il nostro ha pur vergato. Molti altri di loro nemmeno hanno i social, ma rispondono a mail e messaggi, smerciando e prendendo tempo/rassicurando quando giungono, impetuosi, i reclami delle ‘Oche’.”
“Coinvolta, spesso in qualità di beneficiaria delle transazioni – continua Sambruna”- anche la madre dell’ex influencer, Annamaria, nota in paese, Quartu Sant’Elena, come ‘Panina’. La donna è presente e attiva pure nelle chat di compravendita. Peccato che, mi informano, sarebbe una signora ovviamente molto anziana e, soprattutto, ‘non in grado di usare il cellulare’ per via dell’età. Chi ci sarà mai dietro a queste operativissime identità virtuali – a cui, spesso e volentieri, vengono inviati pure pagamenti – su richiesta esplicita di Pinna?”
Quasi 30mila euro spediti a Pinna dalle 45 clienti ascoltate
Le 45 clienti con cui Sambruna ha avuto modo di confrontarsi, hanno spedito a Pinna circa trentamila euro, numero destinato a crescere in quanto nelle ultime ore i casi stanno aumentando. Persone che non hanno ricevuto nulla o merce contraffatta.
“Mi raccontano – scrive la giornalista- che, dopo la pubblicazione del mio articolo, si sia registrato un certo movimento a riguardo: Eugenio, Rachele, Alessandro e così via, presunti collaboratori di Pinna, si sono rifatti sentire dopo lungo tempo con le ‘oche’, spedendo loro perfino numeri di tracking (tracciamento delle spedizioni avviate). Dopo tre giorni, comunque, nessuna cliente ha ricevuto nulla, per quanto i colli ora risultino arrivati in Italia, più precisamente in Sardegna, ma sono fermi lì”
Gli amici e chi lo conosce raccontano di una ossessiva richiesta di denaro che va avanti da oltre 10 anni
Grazia Sambruna ha rintracciato anche conoscenti o ex amici di Pinna che le hanno raccontato come l’ossessiva richiesta di denaro duri ormai da almeno 10 anni : “Da almeno 10 anni, eh? Sempre 100 euro, tramite PayPal e subito – ha raccontato un conoscente di Pinna – Con le scuse più svariate, spesso incomprensibili, ma si fa sentire soltanto per questo, ancora oggi”
Un altro ha raccontato alla giornalista: “Quando abbiamo visto che lanciava un’attività di vendita di beni di lusso sui suoi social, nessuno si aspettava che sarebbe andata a finire bene. Non per cattiveria, ma perché stava semplicemente proseguendo, più in grande, ciò che faceva oramai da sempre: chiedere denaro”, una terza persona che lo ha conosciuto bene ha aggiunto: “Almeno a Milano lo sapevano tutti, è il motivo per cui si era fatto terra bruciata intorno”.
Cento euro subito tramite PayPal altrimenti erano minacce
Il modus operandi di Pinna era il versamento immediato di un acconto di cento euro e se ciò non avveniva potevano esserci guai seri, Sambruna parla di “minacce e deliri”. E’ accaduto anche con una donna incinta, non era convinta di acquistare un dondolo tantomeno lo aveva bloccato, Pinna le ha risposto che avrebbe anticipato lui “i soliti 100 euro”, il giorno dopo la donna è stata chiamata affinché versasse immediatamente il denaro tramite Paypal.
“…Te ne dovrei chiedere molti di più, non lo faccio- scriveva Pinna – Nonostante legalmente si possa perché per tre volte hai detto ‘Lo fermo’ (non è mai successo, ndr). Potrei chiederti more del 50 % del costo della merce ma non lo faccio, non lo faccio. Però mi devi mandare immediatamente 100 euro. Se no… mi dovrai il 50 + il 18 % del valore della sedia, per cui il 68 % del costo totale”.
Sambruna ha parlato con questa signora, è passato un anno, ma l’episodio la malcapitata lo ricorda perfettamente:
“120 euro non sono tanti, ma ti assicuro che per la prima volta nella mia vita mi sono sentita stupida. Non sono una sprovveduta, conosco bene il mondo degli influencer, ma di Pinna mi fidavo. Anzi, lo ritenevo una persona meravigliosa e molto fragile. La verità è che in quel momento, però, a essere fragile ero io. E lui mi ha estorto dei soldi a tutti gli effetti. Non ho denunciato, per una cifra tanto irrisoria non ne valeva la pena. Ma mi chiedevo perché nessuno ne parlasse. È stato frustrante, triste, ingiusto. In quel momento mi vergognavo di me stessa, avevo paura, paura del suo essere fuori controllo, di diventare protagonista di uno dei suoi racconti social. Qualche mese fa gli ho scritto, ero ancora arrabbiata con me stessa per avergli permesso di prendermi in giro in quel modo. I messaggi non gli sono mai arrivati, avrà cambiato numero”
Il nostro racconto al momento si ferma qui, ne riporteremo gli aggiornamenti qualora ve ne fossero, non per “accanimento” come abbiamo letto da qualche parte, ma per informare e rendere un servizio e chissà, forse anche per aiutare qualcuno a non farsi spennare.
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