Cecilia Rodriguez, gravidanza e procreazione assistita: “Tema delicato al quale sono sensibile”

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“Ma quando fate un bambino?”, “Quando rimani incinta?”, “Stiamo per diventare zii?”. Queste sono le domande che molto spesso accompagnano sui social i personaggi famosi, soprattutto coloro che appartengono alle cosiddette ship e che giornalmente devono cercare di essere gentili e generosi con i propri follower. Ovviamente sono domande a cui devono sottostare anche le persone comuni, poste da persone che non si rendono conto che dietro a una domanda sulla gravidanza fatta con troppa insistenza può nascondersi il dolore e l’angoscia di una donna che non riesce a diventare madre, pochi se ne rendono conto e in tanti feriscono.
Le parole di Cecilia Rodriguez
E’ ciò che è accaduto a Cecilia Rodriguez, l’influencer sposata con Ignazio Moser, che a ottobre diventerà madre per la prima volta di una bambina avuta tramite procreazione medicalmente assistita (pma). Domenica 3 agosto Cecilia, complice una domanda delicata e personale postale da una fan, ha deciso di raccontare il suo percorso, lungo, doloroso e pieno di speranza di poter diventare madre. Pertanto alla domanda dell’utente che le chiedeva di parlare del percorso pma, l’influencer ha risposto:
“Assolutamente sì, sto soltanto aspettando che sia il momento giusto. Così come ho aspettato che fosse il momento giusto per intraprendere questo percorso. Ci ho impiegato un po’ di anni perché volevo che accadesse tutto in modo naturale. Per cui aspetto che sia il momento giusto per trovare le parole giuste perché è un tema molto delicato, al quale sono molto sensibile e ci sono sempre molte più donne che fanno fatica a rimanere incinta”
Poi ha aggiunto: “Io ci son passata e quindi so cosa si prova e non vorrei usare parole sbagliate che possano ferire qualcuna, però molto volentieri parlerò quando sarà il momento. Penso che la cosa importante sia esser circondati da persone che ti vogliono veramente bene perché è un percorso molto faticoso ma se hai belle persone intorno diventa la cosa più normale del mondo”
Cosa più bella e naturale del mondo che può essere turbata dalle domande impertinenti della gente, in tanti casi fatte con ingenuità e senza malizia, in altri invece con la morbosità estrema di volere entrare nel privato delle persone, in questo caso delle donne. Quello della maternità rimane tuttora argomento intimo e delicato in cui entrare in punta di piedi.
PMA (Procreazione Medica Assistita)
Proveremo a spiegare senza entrare troppo in tecnicismi, cosa sia la PMA. Si tratta di un settore di medicina specialistica che ha come obiettivo quello di aiutare le coppie che non riescono ad avere figli, a procreare in maniera naturale supportati da una assistenza ospedaliera specializzata. Secondo le linee guida del percorso, gli accertamenti per capire se in una coppia dovessero esserci ostacoli al concepimento, dovrebbero cominciare dopo un periodo di 12 mesi di rapporti liberi e non protetti. Tale limite si abbassa a 6 mesi nelle donne con età superiore ai 35 anni o più giovani che siano state sottoposte a interventi sugli organi pelvici o che abbiano avuto infezioni uterine, ovariche o endometriosi.
Una volta individuate le cause di infertilità di una coppia, possono essere utilizzate tecniche differenti che comunque per legge devono essere graduali, partendo sempre da quelle meno invasive per poi salire di livello fino al terzo. Una metodica appartenente al primo livello è l’inseminazione intrauterina (IUI), consiste nell’inserire gli spermatozoi del partner direttamente nella cavità uterina, al fine di rendere più facile l’incontro con i gameti femminili (ovociti).
Per metodica di secondo e terzo livello si intende la fecondazione in vitro, gli ovociti della donna vengono aspirati e fatti fecondare con gli spermatozoi dell’uomo in laboratorio, esternamente, appunto in vitro, “fuori dal corpo”.
Come è facile intuire sono percorsi pieni di speranza e faticosi, da fare quando si è circondati d’amore e non dalla morbosità altrui. Alla luce di tutto ciò prima di chiedere a una coppia o alla singola donna “quando rimani incinta?” sarebbe opportuna una riflessione perché non si può sapere il dolore che può celarsi dietro a una domanda del genere

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