
#image_title
Il Conclave che eleggerà il 267mo successore di Pietro si avvicina e l’apposizione del comignolo sul tetto della Cappella Sistina, dal quale usciranno le fumate che indicheranno l’elezione o non elezione del Pontefice ne è la dimostrazione evidente. Si tratta di un conclave molto particolare, che succede a un Papa che ha picconato alcune consuetudini radicate nella Chiesa cattolica, creando correnti differenti al suo interno, tra coloro protesi al cambiamento e chi vorrebbe che tutto ritornasse all’ante Bergoglio.
Sarà in gioco quindi la definizione del ruolo del cattolicesimo e quale funzione avrà nei prossimi anni se non addirittura decenni. Dietro il velo di spiritualità che avvolge come sempre il conclave, ci sono anche interessi politici e culturali. Nessuno ne parla ma nelle segrete stanze del Vaticano si respirano gli umori provenienti da Washington, Pechino, Berlino, Parigi, Brasilia e Roma. Tutte le potenze guardano con attenzione al dopo Bergoglio, perché come si è visto, un Papa se lo vuole, è capace di influenzare la politica internazionale più di quanto si possa immaginare.
Il gradimento di determinati Paesi sui cardinali
USA : Negli Stati Uniti molti ambienti sono ostili al vento progressista posto in essere da Papa Francesco e auspicano una Chiesa più tradizionalista, questo è quanto preferirebbe anche l’amministrazione Trump. E’ stato lo stesso presidente americano a sponsorizzare il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, percepito come un argine al progressismo del Vaticano degli ultimi anni. Il cardinale tra l’altro è colui che ha guidato la preghiera, il 20 gennaio scorso, durante l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. La candidatura pur essendo presa in considerazione dai conservatori, non è ben vista da molti cardinali di Sud America e Asia.
Brasile : Il Brasile è lo Stato con il più alto numero di cattolici al mondo, viene di per sé che voglia avere un peso specifico nell’elezione del Pontefice. Il cardinale Sérgio da Rocha, arcivescovo di Salvador da Bahia, è visto come un rappresentante credibile del Sud globale è impegnato nei movimenti popolari sul fronte del contrasto alla povertà ed ha il sostegno di buona parte della Chiesa latino-americana che vagheggia ancora una “Chiesa povera per i poveri” sulle orme di Papa Francesco. Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, partecipando insieme alla moglie Janja ai funerali di papa Francesco avrebbe incontrato i cardinali brasiliani e altri porporati sudamericani per indirizzarli sul nome del cardinale.
Cina : Il rapporto tra cattolicesimo e Cina è molto complesso ed anche abbastanza delicato, il Partito comunista cinese preferirebbe un Papa aperto al dialogo ma che non interferisca con la politica interna di Pechino. Sarebbe gradita la figura di un diplomatico ed il Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin rientrerebbe nelle persone gradite ai vertici cinesi come capo della Chiesa.
Germania : La Germania è spaccata in due tra riformismo e tradizionalismo. Gran parte del clero e dei fedeli sono per l’apertura su temi importanti quali il sacerdozio femminile, il celibato e le coppie gay. Vento progressista che mal si sposa con i cardinali tedeschi che parteciperanno al conclave. Gerhard Müller è tra i più conservatori ed è stato tra i più critici nei confronti di Papa Francesco, anche dai governanti tedeschi è considerato troppo divisivo ed incapace di creare ponti culturali. A Berlino non dispiacerebbe invece Reinhard Marx, più moderato rispetto a Müller.
Francia : In Francia lo spirito laico convive con le spinte progressiste aperte a temi importanti quali inclusione e immigrazione. Il nome che piacerebbe agli ambienti culturali e politici francesi sarebbe quello del cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, da sempre aperto al dialogo e apprezzato per la visione della Chiesa “ospedale da campo” come piaceva a Bergoglio. Il cardinale, secondo i bene informati, incontrerebbe anche le preferenze del presidente francese Emmanuel Macron.
Italia : E l’Italia? L’ultimo Papa italiano è stato Giovanni Paolo I, il Patriarca di Venezia Albino Luciani, morto nel settembre del 1978 dopo appena 33 giorni di pontificato. Il nome che unirebbe più correnti sarebbe quello del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna nonché presidente della Cei. Da sempre pastore aperto al dialogo, per anni motore della Comunità di Sant’Egidio, mediatore in Ucraina e Africa, sembra la figura ideale per continuare il processo di cambiamento iniziato da Papa Francesco. Tra gli italiani è tra i papabili anche il Segretario di Stato Pietro Parolin. Per quanto riguarda i politici nessuno si è espresso
Lo Spirito Santo
Insomma benché sia opinione diffusa tra i cattolici che sia lo Spirito Santo a guidare l’elezione del Pontefice, chi verrà chiamato al Soglio di Pietro si troverà a gestire una Chiesa avviata al cambiamento, dalle varie anime interne frammentate più tese a dividere che ad unire, il compito più difficile per il nuovo Pontefice sarà proprio quello di mettere insieme le diverse anime e cercare di farle convivere senza che ostacolino il cambiamento. Un Pontefice energico e poco incline a farsi condizionare dai malumori interni, un Padre più interessato alle esigenze del mondo che agli interessi del Vaticano.
About The Author
