Marco Salvati e Gabriele Parpiglia contro Sonia Bruganelli. Perchè proprio ora?

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Non si è rivelata un’avventura facile quella di Sonia Bruganelli a Ballando con le Stelle; pensavamo dovesse cimentarsi in passi di salsa e samba, che già di per se non è facile per chi approccia per la prima volta la disciplina.
Inoltre, per la prima volta si è messa in gioco davanti alle telecamere, non nei panni comodi di “opinionista” i cui pareri possono trovare consenso o meno, ma come coprotagonista di uno show corale in cui ad esprimere giudizi sono altri.
E se tra gli altri c’è una certa Selvaggia Lucarelli, possiamo ben immaginare l’ulteriore difficoltà.
Quello che però non ci aspettavamo sicuramente è che l’apparizione della Bruganelli in video scatenasse l’ira funesta di Marco Salvati, ex autore storico di Paolo Bonolis, e di Gabriele Parpiglia.
Cosa è successo?
Salvati ha lanciato alcune bordate via social in cui accusa Sonia di essere motivo della sua esclusione dal team di autori di Paolo Bonolis (ex marito della Bruganelli, per chi non lo sapesse).
Parpiglia rivendica una collaborazione interrotta senza un reale motivo e, sembra di capire, anche mancati pagamenti.
Non ci addentreremo nella questione, non ne conosciamo i dettagli e, onestamente, neanche ci teniamo a conoscerli.
Salvati e Parpiglia hanno dato, pubblicamente, la loro versione dei fatti, la Bruganelli a queste accuse non ha mai risposto, non ancora almeno.
In entrambi i casi, però, trattandosi di accadimenti non recenti, è solo la tempistica a sollevarci qualche dubbio: certe accuse non andavano fatte al tempo? Perché proprio ora? Avrà contribuito l’attuale esposizione mediatica di Sonia?
Esposizione messa ancora più in risalto dalle ultime uscite della Bruganelli che, da donna estremamente intelligente, sa che le sue ultime dichiarazioni non hanno brillato per simpatia.
In realtà simpatica non è mai stata particolarmente: chi dice esattamente quello che pensa raramente lo è.
Sarà per questo che il web, che non attendeva altro, ha messo in piedi in quattro e quattr’otto un processo: ecco, benvenuti nel grande tribunale del web, dove la clemenza è un’utopia e l’obiezione non è concessa.
Nel mondo reale, prima di essere condannati, solitamente c’è un processo, magari un avvocato difensore, un giudice imparziale, forse anche qualche prova tangibile. Nel tribunale del web? Nah.
Qui si saltano le formalità e la procedura legale è stata sostituita da un solido cocktail di meme, screenshot decontestualizzati e opinioni affilate come coltelli. Nessuno ha tempo per approfondire, e chi si ferma è perduto. L’importante è decidere in fretta: innocente o colpevole, senza via di mezzo.
Nel mondo dei processi sommari online, la pena è quasi sempre uguale: la cancellazione. Non si può tornare indietro. Un tempo le persone facevano ammenda, si pentivano, lavoravano per redimersi.
Ma oggi? No, no, no. Nel grande tribunale digitale, sei colpevole fino alla cancellazione o fino a quando un nuovo scandalo non emerge, distruggendo un’altra vittima. Perché si sa, nel mondo del web, la memoria è corta, ma il rancore è infinito.
Tentare di difendersi? Ci vuole coraggio. Le scuse raramente bastano e spesso fanno danni peggiori. Provare a spiegarsi è come cercare di spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua: alimenterai solo le fiamme.
La tua unica speranza è che il web trovi una nuova vittima prima che tu venga completamente cancellato. E se ti va male, beh, esiste sempre il buon vecchio anonimato per iniziare una nuova vita.
In fondo, questo grande processo sommario del web è anche democratico, no? Ognuno può essere giudice, giuria e boia.
Ecco, dunque, la Bruganelli condannata senza appello, con prove, reali o presunte, che fioccano da ogni dove.
Ogni sua frase, abito, sguardo, espressione è stata vivisezionata e portata come prova a carico. Il personaggio è troppo ghiotto per non tuffarsi a capofitto.
E la persona? Beh, di quella, al tribunale del web, non è mai fregato un granché.