Morto Clark Olofsson, ispirò la sindrome di Stoccolma

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Clark Olofsson, il celebre criminale svedese spesso definito il primo “gangster celebrità” della Svezia, è morto il 24 giugno 2025 all’ospedale di Arvika, all’età di 78 anni, dopo una lunga malattia, come confermato dalla famiglia al Dagens ETC.
La sua dipartita segna la fine di un’epoca di cronache criminali che hanno catturato l’attenzione internazionale.
Nato il 1° febbraio 1947 a Trollhättan, Olofsson crebbe in una famiglia disagiata: padre assente, madre malata, fratelli affidati ai servizi sociali. Fu avvicinato alla vita criminale in giovane età, prima con furti e aggressioni, poi nel 1967 fu coinvolto in un omicidio durante una rapina.

Un pattern di reati che lo avrebbe portato a trascorrere più della metà della sua vita dietro le sbarre.
Il suo nome divenne leggenda il 23 agosto 1973, quando Jan‑Erik “Janne” Olsson prese alcuni ostaggi durante una rapina alla Kreditbanken di Stoccolma.
La polizia fece venire Olofsson dal carcere su richiesta di Olsson, per facilitare le trattative.
Rimase sei giorni all’interno della banca, durante i quali gli ostaggi svilupparono un’insolita fiducia verso i rapitori, con la cassiera Kristin Enmark che addirittura difese pubblicamente i sequestratori, dicendo: “Non ho paura di Clark e dell’altro, ho paura della polizia… abbiamo passato un bel tempo qui”.
Da quell’episodio nacque il celebre termine “sindrome di Stoccolma”, coniato dal criminologo Nils Bejerot.
Il 1975 lo vide evadere dal carcere di Norrköping per una rapina a Copenaghen, fuggendo con il bottino e sfuggendo alla polizia per anni.
Poi, il 24 marzo 1976, orchestrò la più grande rapina bancaria della storia svedese fino a quel momento, sottraendo 930.000 corone a Göteborg; venne arrestato la stessa notte e condannato a dieci anni di detenzione.
Olofsson non si limitò a restare un fuorilegge: nel 1977 partecipò come co‑sceneggiatore al film Clark.
In anni più recenti, la sua vita fu narrata nella serie Netflix Clark (2022), con Bill Skarsgård protagonista; la serie ha suscitato dibattiti e critiche, accusata di romanticizzare un personaggio controverso.
Inoltre, il celebre film Stockholm del 2019, con Ethan Hawke e Noomi Rapace, trae ispirazione dal dramma di Norrmalmstorg.

Nel 2009 fu condannato per traffico internazionale di droga; l’ultimo periodo in carcere si concluse nel 2018, dopo aver scontato la pena.
Successivamente visse ritirato ad Arvika, dove negli ultimi anni aveva combattuto una grave malattia, tra cui una polmonite misteriosa.
Lascia sei figli e un’eredità che continua a dividere: per alcuni, un simbolo di ribellione al sistema; per altri, un criminale che ha romanticizzato la delinquenza.
Difficile etichettarlo unicamente come criminale: la sua vita attraversa scenari cinematografici, letterari, e psicologici.
Olofsson ha influenzato non solo la criminologia con la “sindrome di Stoccolma”, ma anche la cultura pop. La sua figura continua a stimolare riflessioni: era un affascinante seduttore, un oppositore delle autorità o semplicemente un rapinatore spietato?
All’età di 78 anni, Clark Olofsson si spegne in ospedale, portando con sé un carico di colpe, mito e fascinazione.
Figlio della miseria, inventore di una dinamica psicologica e modello per sceneggiature, la sua vita resta un crocevia tra crimine e leggenda: e mentre muore l’uomo, sopravvive il suo enigma.