Caso Scurati, la sospensione della Bortone ennesimo autogol Rai

Il caso Scurati e relativa censura Rai assume tinte ancora più opache, oggi 3 luglio, a causa del provvedimento di Viale Mazzini nei confronti di Serena Bortone. La giornalista dopo essere stata ostracizzata dall’azienda per aver letto nella puntata di “Che Sarà” del 20 aprile scorso un monologo dello scrittore Antonio Scurati nonostante il diniego dell’azienda televisiva di Stato, è stata fatta oggetto per i mesi successivi di una serie di attacchi da parte di coloro che hanno visto nella medesima una nemica da abbattere.
La Rai come azienda di servizio pubblico, di cultura e di informazione, da questa vicenda ne esce annichilita e con le ossa rotte, l’azienda di Viale Mazzini, con l’avvento del Governo Meloni, appare come un gigante dai piedi di burro, piegato al volere della maggioranza di governo e poco attento al pluralismo dell’informazione. Parliamoci chiaro, la Rai con il caso Scurati ha preso una cantonata clamorosa. Il programma della Bortone fino al 20 aprile raccoglieva il 4% di share, nelle settimane successive a causa del bavaglio, la curiosità del pubblico è aumentata fino a far raggiungere al programma punte del 6,5% di share.
Se il monologo di Scurati il 20 aprile fosse andato regolarmente in onda, probabilmente sarebbe passato sotto silenzio, il bavaglio Rai ha prodotto invece una cassa di risonanza tale da far diventare la Bortone una pasionaria e la Rai una TV di regime. Non paga della bomba che gli è scoppiata tra le mani, la TV di Stato invece di lasciare all’oblio quanto accaduto, tramite il suo Amministratore Delegato ha minacciato di licenziamento la Bortone e ha rimandato tutto alla giornata di oggi in cui la giornalista si è vista rifilare 6 giornate di sospensione dal servizio.
Una macchia incancellabile per il servizio pubblico, un provvedimento dal sapore fascista, che rievoca il motto colpirne uno per educare tutti che purtroppo ha sortito l’effetto desiderato. Nessun attestato pubblico di solidarietà nei confronti della Bortone da parte dei colleghi, solo l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, con una nota ha condannato il provvedimento. La Bortone quindi, dopo essersi vista levare per sole logiche politiche il pomeriggio di Raiuno, dopo essere stata esiliata su Raitre, dopo essersi vista dimezzare l’impegno in video per la prossima stagione, adesso si ritrova vittima di un provvedimento inaccettabile che la sanziona per aver voluto tutelare la sua libertà di espressione.
E’ evidente che i rapporti tra la giornalista e l’azienda di Viale Mazzini siano quasi del tutto insanabili, a ciò si aggiungono le voci di un ricorso alla magistratura da parte della Bortone che avrebbe intenzione secondo voci di corridoio di impugnare il provvedimento. Insomma Raitre dopo Fazio, Saviano, Augias e Lucia Annunziata, molto probabilmente perderà un altro elemento importante, andando a minare l’identità della rete.
“Mala tempora currunt” direbbe Cicerone, brutto il tempo in cui l’emittente per cui i cittadini pagano il canone si riduce ad essere megafono del potere, senza contraddittorio, senza pluralismo nell’informazione e passateci l’espressione un pò dura, senza giustizia. La Rai oggi ha scritto una delle pagine più brutte dei suoi 70 anni di storia, un episodio che contribuirà probabilmente ad aumentare le distanze tra l’azienda e la sua utenza e a far scappare chi ha fatto della libertà di pensiero la sua bandiera.
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