Edoardo Tavassi genio del disagio: come una semplice camminata ha generato un meme
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Diciamocelo chiaramente: Edoardo Tavassi non ha scoperto la cura per il raffreddore né ha vinto il Nobel per la Letteratura. Il suo successo social si basa su qualcosa di molto più fondamentale e, diciamocelo, esilarante: la capacità di trasformare la frustrazione di tutti i giorni in un’opera d’arte del dark humour.
Il capolavoro in questione è ovviamente il tormentone “Tranquillo, so io dov’è l’albergo, le ultime parole, prima di morire, assassinati, morti, defunti.”
Se questa frase vi fa già sorridere, è perché Tavassi è il re indiscusso del disagio virale. Ma qual è la storia dietro questo inno all’eccesso?
Londra, Nicolás Vaporidis e il punto di non ritorno
L’origine, raccontata da Federica Zacchia (la co-protagonista involontaria del delirio) al podcast noliespodcast, è di una semplicità disarmante.
I due erano a Londra, avevano cenato nel ristorante di Nicolás Vaporidis e, dopo cena, era giunto il momento di tornare in albergo. L’opzione logica? Un taxi o un Uber. Ma Federica, in preda a un eccesso di fiducia che rasentava l’incoscienza, ha deciso che era il momento di fare la scelta sbagliata.
“A ritorno io gli ho detto: facciamoci una passeggiata, non so dove abbiamo l’albergo, non ti preoccupare, ci porto io”, ha raccontato la Zacchia.
Quella che doveva essere una sgambata di dieci minuti si è trasformata in un’odissea di quasi tre quarti d’ora. Camminavano, chiacchieravano, e più andavano avanti, più Tavassi si rendeva conto dell’orrore imminente: erano completamente persi.
La famosa “passeggiata” era diventata un pellegrinaggio senza meta.

Quando il panico diventa contenuto
L’esasperazione di Tavassi ha raggiunto il punto di rottura. Mentre Federica gli chiedeva con innocenza “Ma dove c***o stiamo andando?”, lui ha avuto un’intuizione geniale. Invece di tirare fuori Google Maps, ha tirato fuori il telefono per documentare la tragedia imminente.
L’inquadratura sull’amica che li aveva condotti alla rovina, accompagnata dalla drammatizzazione esasperata—“le ultime parole, prima di morire…”—è stata la scintilla.
Tavassi, in quel momento di frustrazione pura, ha trovato la chiave della sua comicità: trasformare la piccola catastrofe personale in una narrazione epica e mortale.
La viralità non chiede il permesso
La vera sorpresa è arrivata il giorno dopo. Federica si è svegliata con l’Instagram e il TikTok “esplosi”. Non erano stati loro a innescare il botto, ma una pagina TikTok che aveva fatto la registrazione schermo della storia, lanciandola con 15 milioni di visualizzazioni in una sola notte. Il pubblico aveva sentenziato: questa è la Commedia, scritta da un errore di navigazione.
Ma perché ci fa ancora ridere?
- L’iperbole del giorno del giudizio: Tavassi è il nostro alter ego che esagera. Prende il micro-fallimento (perdersi) e lo proietta in un destino da thriller (“assassinati, morti, defunti”). È la nostra valvola di sfogo: ridiamo del dramma perché è troppo ridicolo per essere vero.
- La formula magica (e riutilizzabile): Il format è geniale perché funziona ovunque. Lo puoi usare quando l’amico ti consiglia un film orrendo, quando segui una dieta assurda, o quando il tuo navigatore impazzisce. È la battuta perfetta per ogni volta che “ti fidi di qualcuno che ne sapeva meno di te.”
In definitiva, la lezione di Tavassi è che non serve salvare il mondo per diventare virali. A volte, basta perdersi in una notte a Londra, drammatizzare il tutto come se fossimo in un film horror, e lasciare che il web faccia il resto. Lunga vita al re del disagio involontario!
