Gazzelle e “Stupido”: la fragilità che diventa poesia

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Gazzelle sorprende il pubblico con la pubblicazione di un nuovo singolo, Stupido, a pochi giorni dai due live-evento più importanti della sua carriera: il 7 giugno al Circo Massimo di Roma e il 22 giugno a San Siro di Milano.
Il brano, uscito a sorpresa, rappresenta un tassello prezioso nel mosaico emotivo che l’artista romano sta componendo negli ultimi anni, e conferma ancora una volta la sua cifra stilistica: una malinconia dolce, sincera, capace di trasformare le emozioni più complesse in versi accessibili, ma profondi.
Stupido è una confessione in musica, una sorta di lettera aperta scritta con l’inchiostro del rimpianto e della vulnerabilità.
Il titolo non è solo un’autocritica, ma un gesto di trasparenza: essere “stupido” non è debolezza, ma ammissione di umanità, di errori commessi e di una fatica nel voltare pagina che molti conoscono bene.
Il brano si apre con una verità difficile: “Non è facile, anzi / Difficile, lo so / Non perdersi davvero mai”, introducendo da subito uno dei temi portanti del pezzo — il sentirsi smarriti nonostante tutto, il cercare di restare fedeli a se stessi in mezzo al caos delle relazioni e della vita.
La canzone si snoda attraverso immagini quotidiane e potenti, che toccano corde profonde: “Se tutto il dolore mi avesse reso più ricco / Ti comprerei una barca” è una delle frasi che meglio rappresenta lo stile di Gazzelle — l’idea che il dolore non si possa compensare, ma che possa comunque trasformarsi in una forma di dono.
Il testo è pieno di frasi che fotografano con lucidità il disagio interiore e l’amore che persiste, nonostante tutto. “Mi sento stupido / Mentre strillo di notte / Mi sentono tutti ma strillerò / Finché non lo capisci che io sarò sempre qui” è un grido silenzioso, una resistenza emotiva che si rifiuta di spegnersi.
Anche il ritornello si carica di simbolismo: “Come una luce che non si spegne mai / Come un ombrello che non ti bagni mai”.
La presenza costante dell’io lirico, la sua dedizione che resiste alla delusione, diventa quasi una preghiera, una promessa che attraversa il dolore.
Gazzelle racconta un amore che non si chiude, che rimane incastrato tra rabbia e nostalgia, tra lucidità e attaccamento. In questo senso, Stupido è più di una canzone: è una radiografia dell’anima.
Nel panorama musicale italiano, pochi come Gazzelle sanno parlare con autenticità al cuore di una generazione che si sente spesso confusa, stanca, ma desiderosa di significato.
Con questo brano, l’artista non solo anticipa due date storiche, ma ribadisce il suo posto speciale nella musica italiana contemporanea: quello di chi non ha paura di sentirsi fragile, e di trasformare quella fragilità in arte.